IL PUNTO di Paolo Uggè.

Luglio 30, 2021
Attività sindacale
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IL PUNTO di Paolo Uggè.

Siamo ormai in prossimità del periodo feriale, in quest’anno particolare che ha visto cittadini e imprese impegnati a fronteggiare una fase dirimente per la delineazione degli scenari post-pandemia. Una cosa è certa: niente sarà come prima.

Evoluzioni sociali ed economiche toccheranno tutti. Il cambiamento è ineludibile e non sappiamo ancora quanto profondo sarà, né quanto impatterà sulle nostre attività. Ci stiamo inserendo in un periodo dove gli stessi organismi di rappresentanza subiranno mutamenti. I segnali già si intravvedono. Con la ripresa si aprirà anche una fase elettorale che inizierà con le elezioni amministrative in alcune grandi città; proseguirà nel prossimo anno con l’elezione del Presidente della Repubblica e si concluderà con il rinnovo del Parlamento. I passaggi che ci porteranno a raggiungere queste tappe non saranno semplici, anche perché l’andamento della situazione sanitaria e sociale sarà, temo, dominante anche per i prossimi mesi.

Quello che succederà quando non vi sarà più, per talune forze politiche, lo spauracchio delle elezioni, è difficile da immaginare. La data è prossima. Se si consente a degli irresponsabili di poter godere dei benefici della propria posizione, senza correre il rischio di essere penalizzati dagli elettori, i risultati possono essere nefasti.

Anche il mondo associativo sarà toccato. La rappresentanza potrebbe essere costretta a mutare le modalità e le consuetudini del proprio operato. Se qualcuno pensasse che si ripeterà la situazione che Tommasi di Lampedusa teorizza nella sua opera “il Gattopardo” (bisogna che tutto cambi, perché tutto rimanga com’è) commetterebbe un grave errore di valutazione. Le novità ci saranno e con queste saremo chiamati a confrontarci.

Noi abbiamo una strada sola. Fare massa critica per essere preparati ad affrontare lo tsunami con il quale il Paese potrebbe essere chiamato a confrontarsi. Le divisioni renderebbero ancor più deboli i soggetti già in stato precario. Verrebbe facile, riprendendo le parole di uno statista, che invitando alla speranza razionale, amava ricordare che “quando sulla terrà si fa buio in cielo continuano a brillare le stelle”, sostenere che la nostra attività di rappresentanza potrà continuare ad essere il punto di riferimento degli operatori. Ma se il principio deleterio dell’”uno vale uno” dovesse prevalere e non sarà pesantemente sconfitto, non sarà così. Le stelle cesseranno di brillare. Solo il fare squadra potrà farci affrontare le difficoltà attrezzati.

Prepariamoci iniziando a non indebolire quelli che possono operare da argine a questa deriva allarmante. È un comportamento doveroso che ognuno di noi dovrebbe assumere per non farsi trovare impreparato. In questa situazione pochi vinceranno, la gran parte si troverà a subire le scelte immaginate per pochi.

Già in questi tempi non possiamo affermare che si stia procedendo in modo lineare. Da un lato si sostiene la necessità di conciliare la ripresa con la tutela della salute e dall’altro si continua a subire l’imposizione di divieti discordanti tra loro. Se la vaccinazione è realmente l’unica soluzione la si renda obbligatoria per tutti. Ma non si può sostenere che questo sia possibile, sia per ragioni di tempo che per le conseguenze delle scelte che taluni soggetti, dimostratesi incapaci, hanno innescato. Il risultato che emerge è generare le discriminazioni che la gente inizia a denunciare.

Se il tema dell’ecologia, altro asset di taluni gruppi finanziari, deve divenire il punto di riferimento dominante, senza la minima considerazione dell’impatto che avrà sulle imprese e sulle classi più fragili, il risultato sarà rendere marginali chi già si trova in condizioni precarie. Altro che ripresa! Emergeranno le nuove sacche di povertà con le quali occorrerà confrontarsi e seriamente.

Ciò che preoccupa è l’assenza di una strategia di fondo in quanto le ipotesi sono contraddette dai fatti che ogni giorno si è chiamati a subire. Un esempio per tutti: limitare l’ingresso ad una conferenza stampa solo a coloro che hanno effettuato i tamponi anche se in possesso del Covid-pass, rafforza la convinzione dell’idiozia burocratica o delle tesi dell’inutilità del vaccino. Non sarebbe stato più adeguato ammettere solo i vaccinati con due dosi?

Un tema che rischia di avere pesanti riflessi sulla nostra attività – e che si lega con le ipotesi sopra descritte – è quello della carenza dei conducenti dei mezzi pesanti. Noi abbiamo avanzato delle ipotesi di intervento e sicuramente potrebbero esservene altre, anche migliori. Ma il dato è che nessuno si sta facendo carico di questo problema. Illudersi che così si sia trovata la risposta all’obiettivo di limitare quella che viene falsamente concepita, dai soloni dell’ecologismo, come la modalità di trasporto più inquinante, appare un’idiozia vestita da idea geniale. I trasporti continueranno ad essere realizzati ancora su gomma, ma dai veicoli con targhe estere. (Non ho detto imprese estere ho parlato di targhe e non ritengo di dover spiegare la differenza). L’inquinamento non sarà sconfitto nei tempi indicati. Comunque, a quelle date non se ne ricorderà più nessuno. Lo spostamento modale non risulterà in linea con gli obiettivi oggi propagandati. Noi, intanto, pagheremo sin da subito le conseguenze di previsioni condizionate da una postura ideologica e che difficilmente si realizzeranno.  Non sarà che, come è sempre stato fatto, sia l’escamotage per trasferire risorse alle ferrovie?

Non posso che concludere con l’augurio che le mie ipotesi siano frutto di incubi notturni. Voglio comunque augurare un meritato riposo in serenità per tutti coloro che riusciranno a “staccare”.

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