Impossibile, dopo l’imponente manifestazione dai lavoratori scesi in piazza a Torino per chiedere a gran voce la Tav, non rilanciare il problema delle grandi infrastrutture e chiederne una soluzione positiva, in fretta, senza se e senza ma. A chiederlo sono i principali protagonisti dell’economia: titolari e dipendenti di imprese produttrici, operatori del commercio e del turismo, lavoratori della logistica e dei trasporti ma anche moltissimi “semplici cittadini”, piemontesi e provenienti da tutta Italia, radunati in Piemonte da un unico desiderio comune: far ripartire il Paese. Tap, Tav, Terzo Valico, Traforo del Brennero, Pedemontane, interventi sul sistema portuale e via dicendo (fare l’elenco sarebbe troppo lungo) sono opere indispensabili per un Paese come il nostro che ha perso e sta continuando sempre più a perdere “velocità economica” fino a fermarsi, con i dati sulla crescita e l’occupazione che sono lì a dimostrarlo. E il Governo non può più avere dubbi, ma deve rispondere e dare certezze. Senza queste non solo gli investitori non verranno: scapperanno anche quei pochi che ancora sono rimasti. Perfino la Conferenza episcopale ha avuto espressioni di preoccupazione su una manovra che appare inadeguata a troppi per non esserlo davvero.
Quella per le infrastrutture è una battaglia per la crescita e nessuno, in un Paese civile, dovrebbe farne un’iniziativa di altra natura e contro qualcuno scendendo, come spesso è successo, ai piani più bassi dell’ideologia politica. Ed è per questo che il Comitato promotore dell’iniziativa dovrebbe evitare di coinvolgere parti politiche o chi ricerca visibilità per sé stesso. Dare l’impressione che dietro le quinte di quella che è stata una spontanea partecipazione di popolo vi siano disegni di natura politica sarebbe un errore imperdonabile che rischierebbe di svilire un’azione nobile, attuata nel solo interesse del Paese.
Conftrasporto non assume una posizione così netta solo oggi, per saltare sul carro di un’iniziativa che in modo evidente raccoglie consensi nelle categorie produttive e dei servizi. Da tempo il tema della necessità di infrastrutturare il Paese è presente in tutti i suoi documenti. Anche la notizia che la Francia (come sostenuto in un comunicato dal Ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli) concorderebbe su un rinvio a fronte della garanzia di non perdere le risorse dell’Unione Europea, se vera, non ci vede concordi. Per una ragione di fondo che non dovrebbe mai essere persa di vista: la cultura del “non fare” penalizza le nostre imprese e il cammino dell’economia del Paese non può essere fatto deviare dalla strada principale con tentativi di prendere tempo per ragioni di pura tattica politica. È il momento delle scelte e chi rappresenta, come Confcommercio, il mondo degli operatori del mare, della gomma e del ferro, ha il dovere di rendere nota la propria posizione. Questo senza voler entrare nell’agone politico. Confcommercio è per lo sviluppo del Paese e dell’intera Europa che può divenire competitiva solo se riesce a realizzare corridoi e le connessioni necessarie (e questo non certo per essere la nuova Via della seta, che potrebbe essere un danno per l’economia europea, ma per essere in grado di competere in tutti i mercati). Cosa aspettiamo a darci una mossa?
PAOLO UGGE’