Settimane delicate e dense di fatti importanti quelle che stiamo vivendo. Due argomenti su tutti senza ombra di dubbio sono la questione Tav e della Via della Seta. Non sono vicende separate ma connesse tra loro. Se si consente una sorta di “invasione” alla Cina e poi non si rafforza le vie d’uscita dal Paese non è difficile pensare alle conseguenze. I prodotti cinesi resteranno sul mercato italiano e si sostituiranno, anche se non della medesima qualità, (ma costano meno), a quelli nazionali. L’altra ipotesi è che sarà la stessa Cina a premere per la realizzazione della Tav. Non si dimentichi che siamo in presenza di un’azione a tenaglia che prevede “l’invasione” del continente europeo sia dal Nord, sia attraverso l’hub cinese del Pireo, che potrebbe rafforzarsi per il possibile collegamento con una linea ferroviaria balcanica, che per i porti liguri, il tutto senza dimenticare l’ipotesi, non poi così remota, di un possibile passaggio al Polo Nord dove i ghiacci si stanno sciogliendo. La Tav è quindi funzionale a questi obiettivi.
Ottenute le vie d’accesso ai mercati europei la Cina sarà libera di scegliere la strada più conveniente. Le pressioni incrementeranno e se, per la superficialità della gran parte dei politici italiani, otterranno anche il controllo delle infrastrutture strategiche, in particolare di alcuni porti, per il “sistema Italia” i tempi saranno ancor più bui.
Opportuna, pertanto e da valutarsi positivamente, l’azione del Presidente Mattarella che cerca di mettere rimedio agli errori di prospettiva commessi da chi non sa vedere oltre il proprio naso. Le reazioni fatte filtrare dai rappresentanti degli interessi filo cinesi che lasciano intendere l’intenzione del leader maximo di non sottoscrivere un protocollo annacquato o addirittura di rinviare il tutto, sono la dimostrazione di quanto possano essere reali le preoccupazioni di chi domanda garanzie precise ad un Paese (la Cina) che non ha alcuna remora a sottoscrivere impegni sull’ambiente, sulle regole sociali e sulla libertà dei commerci ma si guarda bene dal darne piena attuazione. I cinesi sono abilissimi a copiare ed a realizzare prodotti che poi ci rivendono ma non certamente pensano di acquistare i nostri.
La Via della Seta può essere un’opportunità, ma a precise condizioni.
Evitiamo di divenire allora il cavallo di Troia per l’Europa; non colpiamo alle spalle, come già nella seconda guerra mondiale facemmo, Paesi alleati (allora fu la Francia oggi l’intera Europa). Evitiamo di indebolire l’economia continentale illudendoci che così saremo ripagati dal vincitore. La Cina, come già fatto, sceglierà in base alle proprie convenienze e non esiterà un attimo ad abbandonare progetti se ne trova di più utili. Oggi costruisce le variabili o se preferite un termine militare gli avanposti.
Dicevamo prima della questione Tav, messa in gioco da un Esecutivo di incompetenti che fanno della teoria della decrescita felice il loro mantra. Legittima scelta ma, a nostro dire, fortemente dannosa per il nostro Paese.
Abbiamo evidenziato più volte come la tratta Torino-Lione sia parte di un corridoio europeo che collega l’Ovest dell’Europa con l’Est. Siamo anche in grado di dimostrare come i primi progetti europei escludevano l’Italia dai tracciati dei corridoi Ten e come l’inserimento del nostro Paese sia stato il frutto di un’azione del Governo in carica dal 2001 al 2006. Fu il Ministro Lunardi ad ottenerne l’inserimento nelle grandi reti di comunicazione immaginate per connettere l’Europa. Le carte geografiche attestano quali erano i progetti e quali furono invece le conclusioni, per noi positive, al termine del secondo semestre 2003 a guida dell’Italia.
Ora corriamo due rischi. Uno di dover rifondere i danni: ai Paesi coinvolti, all’Europa e quanti hanno fino ad oggi operato (il costo non è irrilevante). Il secondo favorire il rilancio dell’opzione che la Francia sembra aver già presentato (le notizie ci giungono da fonti attendibili europee) di riprendere il progetto originale, poi accantonato per richiesta italiana, e far passare il corridoio attraverso la Svizzera. Così il teorema della decrescita felice diverrebbe una realtà ma per l’economia nazionale sarebbe un disastro.
Occorre allora dal sapersi guardare, come dice il Vangelo, dai falsi profeti e nel momento della scelta che tra qualche mese si presenterà, invitare i nostri imprenditori ad utilizzare il giusto discernimento. Indietro poi non si potrebbe tornare più!