Sono trascorsi pochi mesi da quando un gruppo di ministri, saltando ed urlando per la gioia, annunciavano dal balcone di Palazzo Chigi che la povertà era stata vinta. Meno male, almeno, che il balcone ha retto. Così come non è trascorso molto tempo da quando sono state rilasciate dichiarazioni sull’anno 2019 , definito “bellissimo” o sul prossimo boom della nostra economia. Come avremmo voluto dare loro ragione! Ma così non è stato.
Non intendiamo certo entrare a piedi giunti nella polemica politica e siamo consapevoli di come la crisi mondiale ricada sulla situazione economica. Nella crescita avuta negli anni trascorsi l’Italia non ha ottenuto i medesimi risultati di altri Paesi, questo è un fatto, ma non è migliorata con le ultime scelte economiche. Ed oggi siamo l’unico Paese avviato a dover fronteggiare una fase di stagnazione. E questa è realtà.
Una riflessione dunque dovrà essere compiuta se diversi organismi europei avevano previsto per tempo la evoluzione negativa a fronte delle scelte contenute nella finanziaria. Come avremmo voluto unirci alla definizione di “gufi” su coloro che avevano fatto queste previsioni economiche! Purtroppo i fatti dicono che avevano ragione gli istituti internazionali e gli economisti che ipotizzavano il peggio.
Ora corriamo il rischio di manovre correttive nelle quali rischiano di essere coinvolti anche i comparti del mondo dei trasporti. Occorrerà pertanto attrezzarsi per affrontare le prossime evoluzioni.
Noi abbiamo avanzato alcune proposte di intervento che mirano a rendere più competitive le imprese nazionali. Superare le pastoie burocratiche; rendere i porti più permeabili e competitivi; rimettere in moto i cantieri per i quali esistono risorse, non irrilevanti, già stanziate, assumere posizioni a difesa della libertà di circolazione, sostenere l’attività delle imprese del sistema marittimo e dei servizi tecnico nautici, superare le criticità del funzionamento delle motorizzazioni; garantire la sicurezza del rispetto delle regole; riordinare il sistema dei trasporti eccezionali; insomma impegnarsi ad attuare interventi che non comportano costi per lo Stato ma rilancino il sistema Paese. Ne esistono, e non pochi, ma il rischio è quello di trovarci di fronte a qualche “tecnico”, magari prestigioso, che effettui i soliti tagli lineari. Magari riducendo la compensazione dell’ accisa.
Le imprese del mondo dei trasporti soffrono e qualche insofferenza incomincia ad emergere. In alcune zone del Paese le federazioni dell’autotrasporto stanno pensando ad azioni di sensibilizzazione, di fronte al disinteresse di alcuni rappresentanti delle istituzioni del Governo a livello territoriale. Una situazione non facile e complessa che deve essere gestita con oculatezza. Ecco perchè in assoluto deve essere evitato che riesca a prendere piede la voglia di rivincite o di difese, settoriali, anche comprensibili. Mettere a rischio le esperienze di coesione, indispensabili per affrontare i momenti che potrebbero innescare danni irreparabili al tessuto imprenditoriale, sarebbe devastante. Chi si riconosce nelle rappresentanze responsabili confida e chiede compattezza. Non è possibile deludere queste aspettative se si vuole affrontare le nuove sfide. Il che significa anche saper leggere ed interpretare il futuro per trovare adeguati accorgimenti, evitando, il più possibile di lasciare indietro qualcuno.
12 aprile 2019