IL PUNTO DI PAOLO UGGÈ

Aprile 26, 2019
Attività sindacale
TUTTE LE CIRCOLARI
IL PUNTO DI PAOLO UGGÈ

 

Proprio in questi giorni che il Paese celebra le giornate del 25 aprile, (ricorrenza della Liberazione) ed il primo maggio, (festa dei lavoratori), mi sento di lanciare un appello a tutti quegli operatori che sono vessati e talvolta vilipesi dai comportamenti, a dir poco irritanti, di chi dovrebbe, nell’interesse del Paese, occuparsi più seriamente della politica dei trasporti. Liberiamoci dai falsi profeti!

Massimo rispetto per coloro (italiani e non) che ci liberarono dal nazifascismo e dei tanti lavoratori che con i loro sacrifici consentono al Paese di crescere e competere. Nessuna intenzione, dunque di mettere sullo stesso piano eventi e ricorrenze.

Convinto tuttavia che la situazione determinata dall’incapacità o disinteresse, da parte di  coloro che con l’attività lavorativa poco hanno avuto a che fare abbia raggiunto il limite della tolleranza, ritengo di dover proporre, perché necessaria, una forte presa di coscienza e consapevolezza.

Così proseguendo un fatto diverrà inevitabile: la pazienza rischia di finire. Le imprese vogliono poter competere ed i lavoratori domandano lavoro. Questa esigenza innegabile non è tuttavia compresa da incompetenti arruffoni che complicano la vita di chi intende “lavorare ed intraprendere”. Destinare le risorse di tutti a dei nulla facenti, non genera opportunità di occupazione, meglio aiutare chi ne sente  veramente bisogno.

Mi limiterò a citare “alcune perle” che vanno di moda in questi tempi a riprova di quanto la situazione si potrà solo aggravare.  Non v’è dubbio che Il cambiamento climatico sia un tema ricorrente ma non sono i  “maledetti Tir” la principale causa del riscaldamento globale. Questa falsa convinzione, unitamente a quella che individua sempre nei conducenti di mezzi pesanti i responsabili delle morti sulle strade,  prende sempre più piede nei media. Niente di più sbagliato ma nonostante le smentite, coloro che creano le opinioni non modificano le loro idee neppure di fronte ai dati scientifici, non certo elaborati da noi. Scuseranno, allora, i teorizzatori dell’evidente riscaldamento del pianeta se, in tutta franchezza, mi sento di credere più al premio Nobel professor Carlo Rubbia, piuttosto che ad una giovane sedicenne che rilascia dichiarazioni, piene di luoghi comuni. Negli ultimi vent’anni, sostiene lo scienziato, il riscaldamento è diminuito, non aumentato. A loro aggiungo le molteplici considerazioni di identico tenore rilasciate sui cambiamenti climatici da esimi professori come Franco Battaglia e Antonino Zichichi, riconosciute dalla comunità scientifica. I due scienziati non si accodano alle tesi sostenute di coloro che osano strumentalizzare la sacra immagine dello stesso Pontefice  per sostenere quella che sembra essere probabilmente una campagna utile a qualcuno, ma si limitano a produrre elementi scientifici. Ma perché questi pareri di illustri studiosi sono poco considerati dai media? Che vi sia qualche interesse economico? Ah! saperlo…….

Venendo a disquisire sul coinvolgimento negli incidenti (che non significa sempre colpevoli) dei mezzi pesanti, i dati che sono consultabili da chi vuole approfondire la questione, smentiscono i sostenitori di colpevolezza a prescindere. Riassumendo: per l’inquinamento i “tir” sono accreditati di una percentuale intorno al 7%; e per gli incidenti, dei quali è accertata la responsabilità, questa si colloca a poco più del 6%. Se lo mettano in testa i commentatori che non esitano a diffondere come vere certe panzane.

Ma cosa sta facendo il Ministero dei Trasporti per combattere i luoghi comuni che finiranno , se non smentiti, con il danneggiare non solo un settore ma l’intero sistema economico? Poco o nulla! Gli uffici territoriali del Ministero continuano a non poter effettuare le revisioni (manca ancora il provvedimento che lo renda  attuativo); la pubblicazione dei costi della sicurezza non viene attuata (era un impegno previsto nel documento presentato alle Camere ma pare sia contestato dalla committenza); sulle infrastrutture, basta scorrere l’allegato al DEF per rendersi conto di trovarsi di fronte ad un testo ricco di contraddizioni (esemplare quello sulle reti TEN e sulla TAV), e sbilanciato aprioristicamente in direzione della mobilità elettrica, ma senza considerarne i limiti operativi ed ambientali, come evidenziati, non da uffici studi delle federazioni del trasporto su gomma, bensì dalla Agenzia europea dell’Ambiente. Non si tiene poi in alcuna considerazione, o lo si fa in modo marginale, quanto impattino la leva della logistica e l’accessibilità sullo sviluppo per il Paese. E la sicurezza e sviluppo  dove finiscono? Più che un documento di programmazione economica il DEF sembra un “Documento di Parole e Favole”.

Vogliamo far notare ancora una volta come nei prossimi mesi ci troveremo con il trasporto su gomma che verrà ancor più ostacolato verso est (Tirolo e Brennero); con la linea ligure, purtroppo limitata, dal tragico incidente del ponte di Genova; il Frejus in manutenzione, quindi la percorrenza è a senso alternato; e in tempi brevi si aggiungerà l‘annunciata chiusura per due anni del traforo del Bianco. Invece di agire per predisporre misure idonee a tutelare gli interessi dell’Italia, ci si limita a diffondere comunicati arricchiti da fotografie, con strette di mano con la Commissaria europea ai trasporti che comunica di condividere le preoccupazioni italiane. Ma in questi giorni sempre il ministero chiede pareri sulla “ideona” di introdurre un pedaggio al corridoio del Brennero, ovviamente concertato. Ma è proprio quello che vuole l’Austria ed il Tirolo. Noi diciamo No! Naturalmente avanzeremo proposte e forniremo elementi per contrastare questi ostacoli alla circolazione delle merci che deve essere libera e senza ostacoli per i paesi periferici, qual’ è l’Italia.

Non trascuro infine di evidenziare come anche per  il sistema portuale e di tutto il sistema del mare la funzionalità e la permeabilità dei porti, siano condizioni essenziali per uno sviluppo utile al  sistema logistico nazionale per favorire così l’accessibilità ai mercati europei. Ma anche su questo argomento siamo nel campo degli annunci e, per ora, i problemi rimangono irrisolti.

Appare evidente che il tutto appartenga ad una visione che passa sotto il titolo “decrescita felice” alla quale non dobbiamo rassegnarci bensì reagire nei modi democratici che sono consentiti. Abbiamo l’arma del voto che il 26 maggio possiamo utilizzare. Saremmo felici se, riconoscendo le nostre preoccupazioni, anche quelli  che sostengono la teoria del “nulla fare” condividessero il nostro documento che verrà sottoposto a tutte le forze politiche, nessuna esclusa. Per questo segnaleremo i partiti che si dichiareranno favorevoli alle nostre proposte e si impegneranno a sostenerle, chiedendo di escludere chi opera per danneggiare l l’attività delle nostre imprese.

Il 26 maggio liberiamoci da quelli che sostengono teorie contrarie agli interessi del Paese  recandoci alle urne ed esprimendo  un voto consapevole.

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