MEDIA SU INCIDENTE DI BOLOGNA: QUANTA SUPERFICIALITA’!
Non sarà condiviso questo comunicato da coloro che puntano sempre e solo alla spettacolarizzazione degli eventi. Eppure a Bologna poteva ripetersi la strage di un anno fa ma, per fortuna, così non è stato. Un Uomo è deceduto, la famiglia ne uscirà distrutta, un altro conducente è rimasto ferito ed alcuni automezzi risultano danneggiati. C’era di che approfondire ma invece: il silenzio.
Analizzare le cause è troppo impegnativo. Scoprire se quell’automezzo sia stato revisionato oppure no e constatare che il fenomeno è esteso sembra un dettaglio, ma non lo è. Quindi ci si limita al fatto di cronaca e si passa ad altro. D’altronde fa più notizia il vice presidente del Consiglio che “curiosa” nel decoltè della Sua fidanzata; oppure che al figlio dell’altro vice premier viene offerto, a Sua insaputa, un giro su una moto d’acqua della polizia.
Non sarebbe più utile invece sostenere una campagna per evidenziare la carenza di organico delle forze dell’ordine che non hanno neppure gli alcool test in dotazione, oppure sostenere chi chiede un decreto legge che consenta di fare le revisioni per assicurare maggior sicurezza sulle strade? A noi pare di sì.
L’incidente di Bologna ed il fatto che potenzialmente vi possano essere in circolazione dei veicoli pesanti senza l’annuale revisione per responsabilità del ministro, non fa notizia. Eppure e’ questo un aspetto, non irrilevante, diffuso in tante province del Paese. Le colpe e responsabilità non appartengono, sia ben chiaro, né alle imprese di autotrasporto né agli uffici delle motorizzazioni (privi di personale tecnico) ma a chi poteva e doveva intervenire con un provvedimento di urgenza, come richiesto più volte da Conftrasporto, e demandare le revisioni, così come per le autovetture, alle officine private.
Chi ha la responsabilità di governo ha preferito, peraltro sbagliando la norma tanto da essere oggetto di un emendamento correttivo, inserire l’estensione alle officine private nelle modifiche al codice della strada. Ovviamente, ma questo doveva essere previsto, si sono scatenate le esigenze dei singoli parlamentari che si sono dati da fare per introdurre emendamenti, tra i quali figura anche quello per il monopattino elettrico che è molto difficile riuscire a coniugare con il tema della sicurezza nelle città. (sarebbe interessante, se vi sono, scoprire le ragioni che hanno portato a tale proposta) ma cosa interessa?
Il risultato è che circa 300mila automezzi pesanti, ante 2015, circolano sulle nostre strade. Il che significa non avere installato le tecnologie che fanno sicurezza come la frenata assistita. Bologna ancora una volta ce lo ricorda. Ma il ministro sceglie di non vincolare gli incentivi al settore all’anzianità del mezzo e preferisce percorrere altre strade, legate ad altre valutazioni, anche se nei convegni parla di sicurezza.
Quando non si possiede la conoscenza della materia si deve avere l’umiltà di ricorrere a chi la possiede ed al ministero esistono dirigenti preparati. Non voglio indicare il titolare del dicastero come supponente ma purtroppo non è solo questo il caso, ci pare, nel quale sia incorso nel dimostrare impreparazione.
Le normative sui veicoli eccezionali non sono ancora state emanate e le imprese perdono commesse; i costi minimi della sicurezza non vengono pubblicati; si continua a destinare risorse per gli automezzi obsoleti non favorendo il rinnovo del parco circolante; i problemi per l’attraversamento del Brennero si aggravano e ci si limita ad inoltrare lettere alla Commissaria europea, peraltro attesa di essere sostituita. A brigante, si dice, si risponde con un brigante e mezzo. Se i vicini austriaci utilizzano i divieti per favorire le loro imprese si utilizzino metodi simili. Questi aspetti stanno determinando danni anche all’economia della Lombardia che sta registrando un forte calo nel settore manifatturiero. Se le merci non arrivano sui mercati in tempo utile sono sostituite da altre. Ma la filiera produttiva si fonda sul Just in time, sui sistemi portuali funzionanti e dalle connessioni che non sembrano invece non essere particolarmente condivise dall’Esecutivo (Gronda di Genova, Brescia-Verona- Venezia e Tav che compongono il corridoio Mediterraneo). Le aziende o chiudono o delocalizzano. Il Pil non cresce ed i lavoratori si troveranno senza occupazione. Possibile che i media di questi aspetti non se ne occupino?
La sicurezza se è una esigenza va ricercata e difesa. Sosteniamola allora! La povertà non si combatte con i sussidi per i nulla facenti ma favorendo investimenti e opportunità per i nostri giovani. Non è vero che manca il lavoro, ma forse la voglia di lavorare. Facciamo crescere la cultura del fare! Quando si determinano eventi come quello registrato a Bologna una informazione affronta con la voglia di approfondire i problemi impattanti con i cittadini e non si limita alla cronaca. Questo non fa il bene di un Paese.
Ora arriva il periodo del riposo ma alla ripresa troveremo questi argomenti ancor più ingigantiti. Noi saremo a fianco degli operatori che vogliono poter continuare ad intraprendere, disponibili ad offrire un supporto. La Fai/Conftrasporto è sempre quella che fa!
Buone vacanze. Ci ritroveremo a settembre.