IL PUNTO DI PAOLO UGGÈ: Chi svolge l’attività di imprenditore deve poter programmare e non può essere lasciato nell’incertezza, soprattutto in momenti economici difficili.

Ottobre 31, 2019
Attività sindacale
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IL PUNTO DI PAOLO UGGÈ: Chi svolge l’attività di imprenditore deve poter programmare e non può essere lasciato nell’incertezza, soprattutto in momenti economici difficili.

Ho parlato più volte della legge finanziaria nei giorni trascorsi. Avevo evidenziato come le decisioni assunte, “salvo intese” lasciavano intuire nell’Esecutivo diversificazioni che avrebbero, come verificatosi, prodotto cambiamenti, se non stravolgimenti, rispetto a quanto annunciato. Puntualmente ogni giorno leggiamo sui giornali di liti e mutamenti di decisioni. L’indeterminatezza non è bella e utile per il sistema Paese.

Forse sfugge ai nostri uomini di Governo ma le imprese, in particolare, necessitano di chiarezza. Chi svolge l’attività di imprenditore deve poter programmare e non può essere lasciato nell’incertezza, soprattutto in momenti economici difficili. Per una impresa di autotrasporto sapere se potrà contare sul recupero, come previsto da intese sottoscritte, di una parte di accisa oppure no, significa molto. 800/1000 euro di maggiori costi per ogni automezzo ad anno fanno la differenza. Una impresa media con cinquanta automezzi avrà un maggior costo di circa 50 mila euro.

Certamente gli impegni che un neo Ministro si trova ad affrontare sono pesanti ed importanti (convegni e riunioni di Governo) ma è dal 25 settembre che l’Unatras aveva chiesto un incontro, senza ricevere risposta alcuna. Se è innegabile che chi è al Governo ha delle rilevanti responsabilità nei confronti dei cittadini, è altrettanto vero che anche chi esercita il ruolo di rappresentanza ha il dovere di tutelare le centinaia di migliaia di imprese che rappresenta.

In questi ultimi giorni abbiamo potuto leggere notizie contradditorie che provenivano da forze politiche di Governo che assicuravano come le riduzioni dell’accisa sarebbero entrate in vigore solo nel 2021. Ma, evidentemente, anche in questo caso il “salvo intese” deve aver funzionato, perché leggendo gli atti  (bozza di bilancio) si  scopre che i tagli esistono per il 2020, per gli euro3 e nel 2021 per gli euro4. Inoltre le risorse aggiuntive annunciate per gli investimenti, per a 5,5 milioni di euro per il 2019 derivano dalle quote che gli autotrasportatori versano per il funzionamento dell’Albo. Per l’anno 2021, invece, la provvista si realizzerà decurtando i trasferimenti al settore. Ma anche per questo non si sa nulla, e le risorse erano concordate. Si converrà che queste informazioni posseggono una certa rilevanza per le imprese.

Di fronte a questa situazione di incertezza, anche se il Ministro cortesemente ha avvisato il presidente di Unatras che, dopo le festività dei morti (speriamo che le imprese non siano già morte) la riceverà, non si può restare inerti. Forse sfugge che esiste un codice di autoregolamentazione per le iniziative sindacali per il settore dell’autotrasporto. Per salvaguardare i cittadini, in determinati periodi (ad esempio il Natale) le azioni non possono essere attuate. Anche se le parole tra persone serie e tra galantuomini sono, per noi, pietre, se il Governo mantenesse l’intenzione, come risulta dagli atti presentati, di penalizzare le imprese del trasporto pesante su gomma, non esisterebbe il tempo di agire per avviare le iniziative di autotutela. Questo non ci sarebbe mai perdonato. Aggiungo poi che un fermo dei servizi necessita di organizzazione, anche per evitare effetti incontrollati.

Probabilmente si sottovaluta che i problemi dell’autotrasporto non  sono solo legati alla questione accisa ma toccano ulteriori aspetti, per i quali esistono precisi impegni, peraltro non  mantenuti. Il confronto non potrà, e questa non dovrebbe essere una novità per il Ministero, quindi essere limitato alla sola “questione accisa” bensì anche a provvedimenti relativi alle regole ed al loro rispetto.

L’annuncio del Ministro è certamente positivo ma più il tempo passa e più si avvicina il momento nel quale le modalità di attuazione del fermo dovranno essere comunicate all’Autorità competente. E ovviamente si avvieranno i momenti di incontro con gli operatori. L’organizzazione di un fermo è una macchina complessa che, una volta messa in moto, determina problematiche gestionali non indifferenti.
Sono certo che il mondo dell’autotrasporto chieda di risolvere dei problemi reali. L’ambiente, sicurezza, il rispetto delle regole, la funzionalità delle motorizzazioni, i trasporti eccezionali, i costi della sicurezza ed i tempi di pagamento, la transitabilità dei valichi alpini, etc, etc. Temi importanti e delicati che non devono essere affrontati, come il tema dell’inquinamento, utilizzando superficialità e ricorrendo al principio “della caccia all’untore” di manzoniana memoria, bensì assumere a riferimento, ad esempio, i dati concreti. Ad esempio: nessuno ha potuto contestare quelli recentemente diffusi nel Forum Internazionale di Cernobbio sul rapporto tra inquinamento ed i mezzi pesanti. Ciò nonostante si è voluto colpire le imprese di un settore virtuoso, esentando altre che inquinano per 11 miliardi circa e corrispondono, per l’ internalizzazione dei costi generati, poco più di un miliardo. Gli elementi concretamente da considerare valgono anche per gli altri argomenti, sopra accennati e ben conosciuti al Ministero.

No! così non va. Ripeto, con il dovuto rispetto, quanto ho avuto modo di affermare in chiusura del Forum di Cernobbio: senza il confronto non resta che lo  scontro!  Noi Non lo vogliamo! Sono convinto ancora sia un desiderio comune.

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