Credo sia indispensabile oggi rivolgere un pensiero a Venezia una delle città (se non la) più bella al mondo ed ai suoi cittadini colpiti non certo solo dalla furia delle acque ma molto più probabilmente dalla stupidità di tanti che hanno concorso colpevolmente a determinare questa situazione.
Se un criminale viene ferito prima lo si cura, poi lo si giudica e lo si associa alle patrie galere. Con Venezia si è fatto ciò che non si doveva fare: si è bloccato tutto ed i risultati si vedono. Naturalmente ora opinionisti di risulta si accapigliano in dibattiti. Professori di filosofia esprimono giudizi di natura tecnica, manco fossero laureati ingegneria, con certezze e una sicumera che non può che spaventare. Se poi volessimo ricordarci di alcune opere che quando qualcuno di loro ha ricoperto responsabilità di governo di Venezia ha realizzato (il ponte scivoloso non ce lo scordiamo) forse qualche preoccupazione potrebbe insorgere. Quello che oggi dovrebbe essere fatto è affidare a chi più di altri è legato al territorio i pieni poteri, ivi compresa l’immunità penale. L’opera, non esiste alternativa, deve essere finita perché tecnicamente adeguata, indispensabile e, quindi, utile alla città e a tutta l’Italia che ha bisogno di salvaguardare il Suo gioiello.
Purtroppo questa è la conseguenza del triste andazzo nel quale è precipitato il Paese, anche perché nel tempo abbiamo perso statisti e leaders politici che vivevano la dimensione politica soprattutto come un servizio ed un grande atto di Carità, come amava dire un grande pontefice, Paolo VI, oggi Santo. Oggi siamo in mano ad una gran parte di incompetenti e ignoranti.
E’ la “decrescita felice” che dovrebbe essere rapportata come un atto criminogeno contro i cittadini e chi la attua messo al bando. Invece il presupposto dominante è che dietro ogni opera pubblica si celi il malaffare e per evitarlo si blocca tutto. I risultati sono: ponti crollano, strade gruviera, opere bloccate, attività delle imprese ostacolate, revisioni dei mezzi pesanti non effettuate, debito che cresce, Pil che ristagna etc. Il Paese, se avesse il grado di accessibilità logistica della Germania disporrebbe di 40 miliardi di Pil in più. Da noi si bloccano le attività imprenditoriali. Il caso dell’Ilva di Taranto non ci deve far dimenticare quanto già successo per Evergreen che aveva deciso di investire 100 milioni di euro sulla logistica portuale. L’amministratore finì in galera per presunti reati ambientali, legati agli escavi, il progetto si bloccò ed la leader del trasporto containers spostò la propria attività al porto del Pireo. La storia si ripete sempre e spesso si trasforma in tragedia. Ma sono gli operatori, i cittadini, e l’economia del Paese a pagare il conto.
In questo quadro complesso si sta affrontando la vertenza in atto con il Governo per l’autotrasporto. Una situazione che poteva essere gestita meglio se si fosse mantenuto il confronto con la categoria, sapendo individuare chi rappresenta quel mondo, cresciuto negli anni, da coloro che lo utilizzano e che hanno altri interessi, anche se legittimi.
La proclamazione del fermo, perché la decisone politica è stata assunta con il mandato che l’esecutivo della realtà di coordinamento ha dato alla Presidenza, poteva essere evitata attraverso il confronto preventivo. Non si voleva condizionare le scelte politiche ma rendere evidenti le condizioni e le esigenze delle cento mila imprese del settore. Lasciando sempre e comunque la responsabilità della scelta alla politica.
Oggi, dopo l’incontro con il Ministro dei trasporti Paola De Micheli, sembra aprirsi uno scenario nuovo, (che poi è un ritorno ai tempi passati) che prevede la ripresa costante e continua del confronto che avrà cadenza mensile. Un fatto indubbiamente positivo. Nel merito delle questioni (siamo obbligati, per impegni assunti con il Ministro, a non entrare nei dettagli e noi a differenza di chi non li rispetta quando assumiamo impegni li manteniamo) abbiamo ricevuto indicazioni sulle risorse e sulle loro destinazioni, registrata l’intenzione di approfondire, in poco tempo, ed emanare le norme atte a risolvere le questioni legate al rispetto delle regole, alla funzionalità delle motorizzazioni, la conferma della messa a disposizione di risorse aggiuntive per sostituire sia il parco circolante che per rifinanziare i bonus per i trasporti intermodali. Ovviamente anche sulla compensazione dell’accisa si dovrebbe individuare una soluzione di gradualità applicativa per dare un tempo certo alle imprese.
Nel corso dell’incontro è stata affrontata anche la questione dei divieti sul Brennero e delle cisternette per i rifornimenti in azienda. Queste sostanzialmente le problematiche affrontate.
Significa che il fermo è stato sospeso? No! abbiamo preso atto di quanto ipotizzato e nel prossimo incontro, già fissato per martedì 19, le questioni prioritarie dovrebbero in modo concreto essere rese evidenti. Alla luce di quanto accadrà le federazioni dell’Unatras decideranno se avviare le procedure per l’effettuazione del fermo (i tempi ci sono) che assumere decisioni per non renderle esecutive.
L’augurio che rivolgiamo a noi e soprattutto alla categoria è che le ipotesi prospettate dal Ministro trovino concreta soluzione. Purtroppo da tempo, forse troppo per quanto mi riguarda, partecipo alla gestione delle fasi vertenziali, anche se devo riconoscere che l’atteggiamento del Ministro è stato concreto, documentato e dimostrativo della volontà di fare. Perciò sono prudente. Ciò che conta sono i fatti perché, come diceva un grande Ministro dei trasporti del passato, il sen. Carlo Bernini: “co e ciacoe no se impasta fritoe”. (con le chiacchiere non si impastano le frittelle). Martedì contiamo di ottenere conferme e magari mangiare anche le frittelle.