Natalino Mori , Presidente Fai-Conftrasporto Marche
“Ormai da mesi i provvedimenti di sequestro dei viadotti autostradali fra le Marche e l’Abruzzo hanno flagellato il tessuto socio economico del territorio coinvolgendo ovviamente anche tutti gli autoveicoli nelle direttrici adriatiche nord-sud.
La successiva chiusura al traffico pesante per i mezzi superiori a 35 quintali, per intenderci quelli del fornaio che consegna il pane, nell’intero tratto fra Pineto e Pescara nord in entrambe le direzioni, dirottando migliaia di camion sulla viabilità ordinaria già insufficiente, ha inferto il colpo di grazia alla mobilità di tutta l’area: provvedimento conseguente alla possibile instabilità del viadotto Cerrano presente in quel tratto.
Le nobili ragioni che hanno spinto il GIP del Tribunale di Avellino a tale ulteriore provvedimento, hanno spazzato via come uno tzunami il peso degli incidenti anche gravi accaduti in conseguenza degli incolonnamenti, i ritardi delle consegne delle merci anche deperibili, lo slittamento dei turni di lavoro degli autisti dei camion per via dell’esaurimento dei tempi di guida disponibili per legge, le tonnellate di Co2 e emissioni climalteranti concentrati in aree urbane, gli enormi danni economici oltre ai disagi nella quotidianità di tutti i residenti nei centri abitati interessati dalle deviazioni.
Del resto il peso e il rumore di queste sofferenze erano ben lontane da poter essere avvertiti all’interno degli uffici della Magistratura di Avellino né potevano essere riverberate dalle tante istanze presentate dalle istituzioni locali e dalle associazioni di categoria finalizzate a confrontare i rischi reali con la portata delle conseguenze.
Poi progressivamente, dietro il doveroso impegno da parte di Autostrade per l’Italia spa di sostituire i new jersey incriminati, il GIP ha dissequestrato alcuni dei viadotti per consentire i (non certo brevi) lavori di ripristino.
Pertanto l’impegno di ASPI ha cancellato amministrativamente il rischio di cedimenti che al contrario rimarrà fino al completamento dell’istallazione dei nuovi new jersey: infatti le stesse misure attenuanti del rischio previste per questa fase avrebbero potuto essere adottate già nella fase precedente senza lo stesso devastante impatto sulla viabilità.
Ad un tratto è giunta una Buona Novella: il GIP ha accolto l’istanza di dissequestro del viadotto Cerrano presentata da Autostrade per L’Italia sulla base dei rilievi e dei controrilievi fatti sulla stabilità della struttura, con la riapertura ai mezzi pesanti.
E’ evidente che l’applicazione della sacrosanta regola del buon padre di famiglia ha imposto un minimo di cautela in questo sblocco, cercando di limitare i rischi conseguenti i fattori fisici che possono compromettere la tenuta del viadotto cioè: la velocità dei mezzi in transito e la loro massa.
Qui si manifestano per l’ennesima volta i primi segnali che giustificano il dubbio di molti che fra i consulenti tecnici possano essersi infiltrati e mimetizzati anche Paperoga, Pippo e Clarabella.
Infatti in merito alla velocità si impongono limiti differenziati a 60 Km/h e 40 km/h rispettivamente per mezzi leggeri e mezzi pesanti, ma il tutto con obbligo di mantenere una distanza di 100 metri fra tutti i veicoli, con divieto di sorpasso e chiusura della normale corsia di marcia. Propongo a chiunque questo stravagante rompicapo che gli automobilisti e i camionisti in transito da quelle parti devono risolvere mentre guidano il proprio mezzo!
Peraltro se alla vigilia del dissequestro sempre sul viadotto Cerrano l’interdizione dei veicoli pesanti sul tratto di autostrada era motivata anche dal rischio che le forze esercitate sulla struttura, peso e velocità (ok! Ok! massa e accelerazione!!) potessero comprometterne la tenuta, è ragionevole la misura cautelare successiva di vietare il transito ai veicoli per trasporto eccezionale fino a che non venga definitivamente dipanata ogni nebbia sullo stato di efficienza del viadotto. Sull’argomento va comunque considerato che tali mezzi sono di DIMENSIONI eccezionali, pertanto anche per sagoma, non solo per peso: la sagoma non impatta sulla tenuta del viadotto al contrario la presenza delle scorte, già previste in questi casi, consente la piena applicabilità del vincolo della distanza di 100 metri dagli altri veicoli. Ma a chi lo dico?!
E’ indubbio infatti che l’eventuale cedimento o crollo della struttura potrebbe causare danni e vittime fra i transitanti piuttosto che nelle adiacenze: la stessa scrupolosa premura che aveva generato questa stagione di sequestri era finalizzata appunto ad escludere che tali eventualità potessero causare il pur minimo danno a persone o cose, con le istituzioni (giudiziarie) a conoscenza del rischio. Se non fosse stato così non si sarebbe spiegato il rigore incondizionato di tutti i provvedimenti emessi negli ultimi mesi.
Al contrario il provvedimento di dissequestro del viadotto Cerrano prevede la permanenza del divieto di transito anche agli automezzi che trasportano MERCI PERICOLOSE.
Ora è curioso rilevare che tali automezzi non generano carichi maggiori dei propri omologhi generici, anzi di norma PESANO MENO in quanto non possono usufruire della tolleranza del 5% sulla massa complessiva, quindi di norma essa è minore di circa 22 quintali in meno. E’ evidente che da scarichi hanno un peso inferiore agli analoghi trasporti generici a pieno carico.
Mi concedo il beneficio di ritenere che queste caratteristiche siano note ai tecnici del Ministero delle Infrastrutture e i Trasporti che supportano i giudici di Avellino.
Inoltre la pericolosità delle merci trasportate non ha alcun altro impatto sulla tenuta delle strutture del viadotto, pertanto è altrettanto evidente che la tale pericolosità della merce sarebbe discriminante rispetto ad un altro tratto stradale solo in caso si verificasse il tanto aborrito CEDIMENTO delle strutture portanti del viadotto che dunque viene considerato ancora POSSIBILE INDIPENDENTEMENTE DAL PESO e dalle misure di contenimento introdotte.
Come dire che il rischio del cedimento del viadotto e delle eventuali vittime conseguenti è consapevolmente accettato per i camion per trasporto generico e per i malcapitati che si trovano in transito con esso e nelle vicinanze, non nel caso di Merci Pericolose.
Insomma in un attimo è stato accantonato il tanto evocato principio primario della tutela delle vite umane e del corollario della loro uguaglianza.
In definitiva la conferma delle infiltrazioni di personaggi di Walt Disney nei gangli di alcune istituzioni del nostro Paese, mi viene messa in discussione dalla possibilità che, al netto delle responsabilità di Autostrade per l’Italia che come tutti mi auguro vengano accertate senza esitazioni, si stia per lo meno inconsciamente volendo creare una psicosi di massa nei confronti di quest’ultima ben oltre i rischi per la Sicurezza delle persone e l’Ambiente.
Le vittime del Ponte Morandi non chiedono vendetta, chiedono Giustizia!”
E’ il caso di “andare a vedere”!!