Nell’intervista del 11 aprile 2020 al TG3 ho voluto sottolineare le attuali difficolta operative, economiche e finanziarie delle aziende di autotrasporto e degli autisti a causa del Coronavirus.
Dall’indisponibilità di bar e ristoranti aperti dopo le 18.00 e la chiusura dei servizi igienici alla carenza di personale nei magazzini e nelle piattaforme logistiche dove gli autisti sono costretti a lunghe attese in cabina, spesso a caricare/scaricare il camion, talvolta a smistarne il carico.
Sotto il profilo economico ho rappresentato la insostenibilità economica di gran parte dei servizi per via della chiusura delle attività: essa genera una rarefazione dei carichi e quindi l’impossibilità di ottimizzare le tratte di andata e ritorno, come necessario per la copertura dei costi di esercizio.
E’ emerso anche il grido di allarme per le sempre più ricorrenti comunicazioni da parte di committenti che rinviano, spesso strumentalmente, le scadenze di pagamenti, anche fino a 12 mesi; generando insanabili problemi di liquidità alle aziende di trasporto. Queste del resto già patiscono tempi di riscossione proibitivi e contro legge, mentre sono costrette a pagamenti praticamente immediati per oltre l’80% dei propri costi di esercizio (gasolio, personale, autostrade ecc.).
Sul fronte di tale esigenza immediata di liquidità ho espresso anche un primo giudizio sul
Decreto Liquidità. Infatti nonostante l’innegabile massiccio dispiegamento di risorse finanziarie, presenta una meccanismo poco “smart” e inadeguatamente lento per l’erogazione delle somma anche per via dei necessari processi di valutazione degli enti finanziatori che devono coprire lo scoperto di garanzia lasciato dallo Stato. Dove la copertura statale è al 100% francamente la somma di 25000 euro appare inadeguata rispetto alle perdite subite già fino ad oggi dalle aziende che rientrano in quel campo di applicazione. Comunque si tratta di somme che dovranno essere restituite al massimo in 5/6 anni come fossero un qualsiasi acquisto di un bene produttivo, mentre al contrario queste perdite secche dovrebbero essere se non coperte dalla Stato, come sta accadendo in altri Paesi indubbiamente finanziariamente più forti, almeno spalmate su un periodo ben più lungo.
Inoltre ora si profila per alcuni trasportatori artigiani il rischio di non poter accedere agli ammortizzatori sociali se non attraverso un contributo ad un Fondo di Soloidarietà: tale contributo praticamente ha un valore simile al beneficio dell’ammortizzatore previsto per i propri dipendenti nonostante la misura sociale venga finanziato con l’intervento economico diretto ed integrativo del Governo: il Presidente del Consiglio aveva garantito che nessuno sarebbe stato lasciato indietro e che nessuno avrebbe potuto praticare opportunismi in questa crisi!
Insomma il coordinato disposto di questi fattori sta rendendo la situazione esplosiva. E’ in discussione la sopravvivenza di decine di aziende di trasporto nelle Marche e centinaia di posti di lavoro, mentre gli stessi soggetti devono continuare a tenere in vita il Paese!
La protesta sta montando
FAI-Conftasporto e le altre associazioni stanno cercando di arginare la protesta, confidando nelle opportunità che il Governo e le istituzioni hanno di aggiustare il tiro nel corso dei provvedimenti a venire e nella fase di conversione dei decreti. Ma le condizioni drammatiche delle aziende potrebbe sfociare in iniziative individuali incontrollate con facile effetto “contagio”, mettendo a rischio la stessa distribuzione di prodotti alimentari, farmaceutici e comunque di beni essenziali.
Ho colto l’occasione per ringraziare lo staff di FAI-Conftrasporto che dai primi giorni della crisi ha lavorato indefessamente nei territori per l’assistenza costante alle imprese e in prima linea nelle sedi ministeriali per presidiare l’attività legislativa del Governo, in condizioni proibitive vista l’operatività unicamente telematica.
Gli autotrasportatori comprendono le straordinarie condizioni di difficoltà del Governo ed hanno apprezzato tutti i formali riconoscimenti ricevuti per il proprio generoso spirito collaborativo e di servizio.
Ma non si può chiamarli eroi e volerli martiri!
Natalino Mori